28.1.08

NeTmAgE'08 (pubblicità pura made by Copy&Paste)

"...tanto per scoprire, solo per poter dire che schifo, ammirare la luce e il rumore entrare e fuggire per vie nuove; tanto concettuale e underground che nemmeno gli artisti stessi posso capirlo, ma vale la pena spendere i quindici euri, senzadubbio, anche solo per la location (nda "cito Aldovini").."




Non c’è nulla di peggio che nascondere l’inquietudine. O forse sì, negarla. Netmage è un festival inquieto, niente affatto accomodante. Soprattutto perché instabile, cangiante e fondamentalmente inquieta è la forma di cui abbiamo deciso di occuparci, il live media. Un territorio che, nel corso degli anni, abbiamo prima circoscritto, poi definito, quindi osservato evolversi (o contraddirsi) ed infine tradito. La scorsa edizione, Netmage 07, riprendeva una tensione postcinematografica espandendola sino a verificare la disponibilità del live media ad accogliere racconti che, per quanto destrutturati, dialogassero con la tradizione del cinema. Uno sforzo soddisfacente, ma denso di rischi collaterali. Su tutti, lo scivolamento possibile del centro - o dei centri - verso lo sfondo. Con Netmage 08 sprofondiamo radicalmente nella questione chiave su cui scommette ogni forma di sperimentazione artistica, compreso il live media: gli immaginari. Abbiamo cercato di penetrare nelle figure e nelle rappresentazioni, spingendoci in profondità nell’intercettare brandelli di gusto e riflessi di comportamento. Mettendo in evidenza le tracce che ci hanno più stranito nei duecento e oltre progetti pervenuti nella sezione a bando, fino a farle collidere con i mondi eterogenei degli altri ospiti invitati e con le nuove produzioni commissionate dal festival. Ci saranno per certo rumore e intensità. Ed è cosi che per consentire uno sviluppo articolato e molteplice dei possibili incontri, abbiamo dato vita a Mangrovia, la nuova sezione che va ad affiancare l’ormai classico programma del Live-Media Floor formato dai 15 progetti che costituiscono l'ossatura del festival. La mangrovia è una pianta subtropicale piuttosto particolare. Evoca densità, rami aggrovigliati, acque e soprattutto coesistenza di mondi fra loro lontani: subacqueo, acquatico, terrestre ed aereo. D’altra parte, la mangrovia è metafora per eccellenza dell’habitat della biodiversità. Nessuna immagine più della mangrovia sembra più pertinente per uno spazio specifico che, lungo tre giorni, ospita irriverenze e percorsi sonori inauditi come in una pianta-giardino-mondo; un ambiente dedicato ad una percezione ora contemplativa ora tempestosa, dove le diversità – di generazioni, di provenienze (musicisti, artisti e performer), di ambiti (musica elettronica, sound art e arti visive) - si sfiorano, si incrociano, si scontrano e si aprono a collaborazioni temporanee più o meno improvvisate. Altri spazi ancora, dal cortile d'ingresso del palazzo che ospiterà il Pneumatic Sound Field, alla sala predisposta per il cinema da camera per proiezione anaglifa, completano il circuito del festival. Un recupero inestricabilmente ri-mediato di utopie, desideri e cascami disciplinari minoritari del XX secolo, fra expanded cinema, elettronica, arte video, sonorità eterodosse, noise, musiche postdance, margini artistico-visivi. Un insieme di immaginari instabili, intrecciati dai fili dell'ansia ma profondamente personali. Impossibile tenerli nascosti.