6.11.12

il circo di sonorità



Wow - Verdena - Universal 2011

Che bello sapere che i Verdena, più o meno silenziosamente, mettono d’accordo differenti generi sociali di ascoltatori e critici italici. Che bello quando esce il nuovo disco. Che paura quando è un doppio da 27 brani. Quanto è bello scoprire che c’è qualcosa di nuovo.
Ricevo il disco da recensire mentre viaggio tra deserti e laghi sotto il livello del mare, ascolto e vengo catapultato un po’ nell’estremo nord-ovest degli States anni novanta, un po’ nel britannico post indi e infine faccio tappa nell’italica memoria folk di qualche anno fa. Due dischi e molte sonorità, mai scontate.
Ammetto che il trio bergamasco mi fece sobbalzare a 15 anni con il primo lavoro poi, per caso, più nulla, fino a che una dolce ragazza nordica mi obbligò ad ascoltare “Requiem”. Che sorpresa: i monelli, quando monello ero anche io, son cresciuti e mi son sentito come la pro zia della montagna che fa capolino nel vissuto di un pro nipote ormai dimenticato, per rendersi conto che è cresciuto, e sembra pure un bravo ragazzo.
Possiede un limite però il bravo ragazzo: l’impossibilità ermeneutica delle liriche. La mia seconda ammissione rivela che il grado di attenzione posto sui testi di Alberto è proporzionale all’attenzione posta ai suoi colleghi anglofoni: qualche concetto, qualche parola pregna, mezza storia, ma mondo troppo spesso sconosciuto. Questo ultimo lavoro non aiuta nemmeno in intelligibilità vocale; in “Requiem” la voce è ‘fuori’ ben chiara e definita, come se fosse lì nelle parole la chiave. In “Wow” invece, il cantato è strumento ben amalgamato alle nuove sonorità, ma meno comprensibile. Chiamo sonorità il circo di generi e atmosfere che si susseguono a sorpresa e quasi non si fanno notare: “Wow” mi fa danzare e sorridere, piangere e incazzare, sempre utilizzando canali diversi. Il trio bergamasco crea un circo di sonorità senza il timore di spiazzarsi o spiazzare, giunge al momento giusto “Wow”, giunge a confermare la reale e continua indipendenza che tanti artisti dichiaratamente più indi non hanno mai potuto assaporare.
Il disco si apre con “Segli Me” e un ‘forse’ che sembra rimasto lì per sbaglio: svista di produzione ma che se non ci fosse mi mancherebbe. “Loniterp” è il pezzo che richiama un mondo e su cui piango: quel giro di tre corde nella strofa mi entra nelle stomaco. “Per sbaglio” non è lì per caso e col suo violino e i coretti mi smorza la tensione della traccia precedente. In “Mi Coltivo” il primo indizio di riff vecchio stile, ma in ovatta industrial. “Razzi Arpia Inferno e Fiamme” è il singolone con annesso video e fa il suo gioco: i cori di risposta e la confessione religiosa sono l’apice del brano. In “Adoratorio” un po’ di piano pestato, in una traccia quasi strumentale che si propone come stacco prima della nostalgica “Miglioramento”, in cui la sezione ritmica cavalca come non si sentiva dai tempi di Steve Harris. “Il nulla di O.” è una marcetta post moderna che prepara alla chitarra slabrata di “Lui Gareggia”, anche qui uno stacco che fa il suo gioco senza però significare per forza qualcosa. “Le scarpe volanti” mi ricatapultano in una dimensione da dove non esco e dalla quale non riesco a distrarmi. “Sorriso in spiaggia” è il pezzo in due parti, esperimento già a mio avviso perfettamente riuscito con la fantastica “Solo un grande sasso 1-2” e qui perfettamente bissato. Il secondo disco si apre con “Attonito” , riff di chitarra come solo dal garage Verdena e si chiude con l'incredibile e raffinata“Lei Disse”.
Da “Scegli me (un mondo che non tu non vuoi)” a “Lei Disse (un mondo del tutto differente)”: primissimo e ultimissimo brano di questa storia di suoni magistralmente dosati e curati, grovigli vocali ed esperimenti emotivi. Si narrano leggende sulla saletta dei fratelli Ferrari e Roberta: accrocchi e cablaggi garage, suoni pazzeschi e tanto talento. Non solo leggende, a quanto pare.

kansas city shuffle

ecco che con un abile mossa mancina riempio un po' il blog con del materiale riciclato.
a breve seguiranno i miei piccoli esperimenti da recensore pubblicati tempo addietro sul portale ormai defunto chiamato bresciattiva. buon divertimento

abominevole stupidità

ogni tanto accade: digito l'indirizzo del mio vecchio blog e leggo.
ovviamente è la vergogna per quello che ero, ma sopratutto l'amarezza per quello che ancora sono.
clicco qua è la, invidio, piango, mi incazzo e mi sedo.

speriamo finisca presto tutto questo.

3.10.12