9.7.06

Diary of Columbine


Disegni di persone con la gola tagliata. Approfondite ricerche sul serial killer Charles Manson. Frasi e simboli copiati dalla propaganda nazista. Inni d’amore per il sangue, e per le armi. È di questo che scrivevano, nei loro diari privati, i due ragazzi americani protagonisti della strage del Liceo Columbine.

a voi:

«Arriverà il giorno in cui io finalmente ucciderò. Ci sono al massimo cento persone nella scuola che sono sole e che io non voglio uccidere. Tutti gli altri devono morire». Lo scrive Harris nell’ottobre '98, sei mesi prima della strage. E Klebold è ancora più esplicito: «L’inferno sulla terra, aaaah, il mio libro favorito» scrive sopra al disegno di un soldato decapitato, con un mitra e una pistola in mano. L’obiettivo della loro missione? «500+ dead», oltre cinquecento vittime. E poi, in una calligrafia che a volte sembra infantile, a volte è disturbante: «Noi, gli Dei, ci divertiremo... NBK (sigla di natural born killers, assassini nati, ndr) a uccidere i nemici, distruggere tutto, uccidere i poliziotti... Lo sapete cosa odio? Odio la gente».


Due mesi prima del massacro, in un racconto per la classe di letteratura, Klebold scrive la storia di un uomo che - senza motivo - uccide 9 persone. Finisce così: «Io vidi trasparire da lui potere, autocompiacimento e devozione. Compresi la sua azione». Più giù, l’appunto del suo professore: «Prima di darti un voto mi piacerebbe parlare con te di quello che hai scritto. Tu sei un eccellente narratore, ma ho avuto molti problemi nel leggere questo racconto».

e in fine:

In una delle ultime pagine Klebold prevede nel dettaglio tutte le tappe del massacro, minuto per minuto: «Appuntamento alle sei del mattino in punto; 10.30, organizzazione finale; 11.09, prendere le bombe; 11.12 inizio della strage; 11.16, ritorno. Hahaha». No, nelle mille pagine dei loro diari i killer non parlano mai di suicidio. Anzi, hanno programmato anche un piano di fuga, dalla scuola all’aeroporto e da lì in aereo fino a un Paese straniero. Altrimenti, se le cose non fossero andate a buon fine, avevano immaginato un’alternativa: «Precipitare in aereo su New York City». «Ho l’intenzione di distruggere il più possibile - conclude Harris -. E non devo essere distratto dalle mie simpatie, dalla pietà o dalle preghiere. La cosa più bella è odiare».

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo post lo hai scritto in maniera asciutta e diretta, senza troppe acrobazie o allusioni. Perfetto. Il contenuto è già di suo efficace, agghiacciante e urlato. Ottima scelta.

Anonimo ha detto...

puff..
be'...che dire?
agh..

Anonimo ha detto...

... sono senza parole... gurda fin dove può spingersi la psiche umana